ITTIG - Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica del CNR

Strumenti informatici e lessicografici come ausilio per la traduzione del Digesto Relazione al Convegno sul tema "Scientia iuris e linguaggio nel sistema giuridico romano"
(Sassari, 22 novembre 1996)

Nicola Palazzolo

1. Questo breve intervento vuole essere soltanto un modesto contributo al dibattito metodologico sulla traduzione del Digesto in lingua italiana, ma specialmente vuol essere l'occasione per fornire alcuni suggerimenti operativi circa l'uso degli strumenti informatici, sia ai fini di un più rapido e più efficace lavoro di coordinamento e di omogeneizzazione tra i gruppi che stanno procedendo alla traduzione, sia - in prospettiva - di una edizione finale che non sia un semplice volume a stampa, con tutte le rigidità che questo presenta, ma una vera e propria edizione informatica con quelle potenzialità che già ci sono e che crescono di giorno in giorno. Da questo punto di vista credo che l'osservatorio privilegiato nel quale operiamo, L'Istituto per la Documentazione Giuridica del C.N.R. di Firenze, dove vengono ogni giorno sperimentati nuovi prodotti e nuove tecnologie per la ricerca e per l'organizzazione di materiali giuridici della più varia provenienza, ci metta nella condizione di fornire qualche indicazione che altrimenti potrebbe sfuggire.

E' per questa ragione che mi son permesso di estendere il cortese invito che mi era stato fatto dal collega prof. Sini alla dott.ssa Paola Mariani, la persona cioè che all'interno dell'Istituto ha da più tempo e con maggiore continuità coordinato la sezione lessicografica, ed in particolare l'opera del Vocabolario Giuridico Italiano. Io mi limiterò, da romanista e da modesto utilizzatore di strumenti informatici, a svolgere qualche osservazione che trae spunto (perchè non posseggo altri elementi di giudizio) dallo scritto di Sandro Schipani in Studia et Documenta 1994 (1), uno scritto che già da solo dimostra l'elevato livello cui è giunta la discussione metodologica tra i partecipanti all'impresa, e non solo su problemi generali ma anche su questioni che potrebbero sembrare di dettaglio, ma che poi sono i punti sui quali sarà giudicata l'opera compiuta.

2. Un primo problema, segnalato da Schipani, è quello della c.d. 'normalizzazione' della traduzione: cioè quello di trovare gli strumenti più idonei che consentano da un lato di avere tutti i passi del Digesto che non solo riportano lo stesso termine, ma lo riportano all'interno di uno stesso contesto, dall'altro di poter disporre in tempi abbastanza rapidi delle proposte di traduzione eventualmente già predisposte da parte di altri gruppi. Per entrambe le due esigenze oggi gli strumenti informatici consentono soluzioni senz'altro non comparabili con i sistemi tradizionali.

Per quanto riguarda il primo aspetto, vorrei solo segnalare che l'obiettivo di avere sott'occhio tutte le sequenze di parole contenute nei Digesta (di quattro o più parole come in Garcia Garrido) al fine di una traduzione omogenea può essere raggiunto più semplicemente e con maggiori potenzialità di quanto non consentano, ad esempio, le Digestorum similitudines di Garcia Garrido e Reinoso Barbero (2), attraverso l'archivio "FONTES" di BIA (3), che consente di individuare anche le sequenze "nascoste", non registrate da Garcia Garrido, e cioè quelle sequenze di parole che non siano tutte di seguito ma siano inframmezzate da altri termini (avverbi, pronomi, preposizioni, ecc.) entro una distanza prefissata, che può essere determinata da chi effettua la ricerca tra 1 e 200 caratteri. Basta fare un raffronto tra i due strumenti per accorgersi del ben diverso risultato che dà lo strumento elettronico rispetto a quello cartaceo. Per non parlare del fatto che con un programmino da nulla si può realizzare per il Digesto un indice alfabetico di tutte le parole (tranne quelle non significative) nel contesto in cui esse sono usate ogni volta (c.d.indice KWIC), che si potrebbe stampare su tabulato o, più semplicemente, per evitare di stampare migliaia di pagine di tabulato, distribuire su dischetto a ciascuno dei gruppi di lavoro.

Per quanto riguarda la seconda esigenza, io credo che la cosa migliore sia l'utilizzo delle potenzialità del Web e dei motori di ricerca in rete (4). Un collegamento in rete di tutti i gruppi comporterebbe la conoscenza in tempo reale di tutte le proposte di traduzione sinora effettuate.

Su un piano diverso, un dubbio mi viene dall'affermazione di Schipani che il linguaggio tecnico della traduzione italiana "può distaccarsi da quello della scienza giuspositivistica attuale, accolto anche a volte da una parte della romanistica" (5). L'affermazione è in sé esatta se si riferisce all'esigenza di distaccarsi dal condizionamento terminologico che potrebbe essere indotto dai concetti e dagli istituti del diritto positivo attuale. Ma lo è molto di meno se si volesse intendere con quella affermazione la possibilità di accettare una terminologia che non è della lingua italiana attuale. In altre parole, se un termine oggi nella lingua italiana (e parlo di lingua non di sistema giuridico) significa tutt'altra cosa del suo corrispondente latino, una traduzione che volesse esprimere il concetto latino col corrispondente termine italiano non sarebbe corretta. A questo proposito vorrei dire che il fatto che il termine risulti registrato nel Grande Dizionario del Battaglia non mi sembra di per sé una ragione sufficiente per usarlo: e, si badi, non si tratta solo di evitare gli arcaismi veri, termini cioè del tutto desueti (accettilazione, mancipazione); si tratta di evitare l'uso di un termine che probabilmente all'inizio della storia della lingua italiana traduceva perfettamente un corrispondente termine latino, ma che poi nell'uso se ne è allontanato, ed oggi indica tutt'altro concetto: passi per termini come manomissione, imperio, dominio, che certamente oggi in italiano coprono un ambito semantico che non è esattamente corrispondente a quello romano, ma certamente non sarebbe lingua italiana quella che usasse 'riscrivere' per tradurre un termine latino come rescribere, ma anche 'cauzione' per cautio.

Da questo punto di vista io credo che più che l'uso dei comuni dizionari della lingua italiana (anche quello monumentale del Battaglia) possa soccorrere l'uso di un Vocabolario storico, quale quello che ormai da molti (troppi) anni è in preparazione presso l'Istituto per la Documentazione Giuridica del CNR. Ma di questo vi parlerà tra poco la dott.ssa Mariani.

3. Gli organizzatori del Convegno mi chiedono poi di indicare quale a nostro avviso possa essere il contributo dell'Istituto per la Documentazione Giuridica del C.N.R. A questo proposito va premesso anzitutto che una collaborazione istituzionale del C.N.R. esiste già, ed è quella con l'Istituto di Linguistica Computazionale di Pisa, che credo stia dando ottimi risultati specie per merito della dott.ssa Sassi. Non credo che sia utile duplicare collaborazioni, specialmente quando queste siano fondate su una specificità innegabile.

Il nostro Istituto può essere un utile supporto per cose diverse: oltre che per l'accesso (in linea o mediante CD-ROM o con sistemi diversi) agli archivi del Vocabolario Giuridico, un contributo potrebbe essere dato per esempio alla soluzione di quel problema - segnalato da Schipani - relativo all'edizione 'a fronte' del Digesto: poichè la scelta di una edizione non comporta l'esclusione delle altre, che invece talora vengono preferite ai fini della traduzione, la cosa migliore sarebbe quella di utilizzare le moderne tecniche ipertestuali per registrare, e mostrare a video in modalità ipertestuale, tutte le varianti del testo che siano state proposte dalle varie edizioni del Digesto. Ciò eviterebbe di compiere quella operazione di silloge che mi sembra sia stata adombrata, e cioè che"il testo potrebbe essere composto con quello dell'edizione critica di volta in volta effettivamente seguito" (6). La cosa sarebbe giustificabile solo ove si intendesse procedere effettivamente ad una nuova vera edizione critica, ma poichè questo non mi sembra nelle intenzioni dei proponenti e comunque non sarebbe realizzabile con i mezzi attuali, devo dire francamente che una soluzione di quel tipo non mi sembra per nulla soddisfacente. L'esperienza acquisita dai ricercatori dell'I.D.G. in materia di applicazione delle tecniche ipertestuali alle fonti giuridiche potrebbe essere un utile aiuto in tal senso.

Al di là di queste poche note, devo dire che personalmente - da romanista prestato all'informatica - sarei molto contento che l'Istituto (e non solo la sua sezione lessicografica, ma anche, come ho ricordato poc'anzi, i gruppi che si occupano di ipertesti o di Internet) collabori in qualche modo a questa impresa. La mia presenza in questa sede vuole essere più che altro una testimonianza di questa disponibilità e un impegno ad operare, nei limiti - questo occorre dirlo - non solo delle nostre competenze, com'è ovvio, ma specialmente dello scarso tempo che ci rimane, a causa dei molteplici impegni di carattere istituzionale che ci sono piovuti addosso negli ultimi mesi, e a cui dovremo far fronte entro il 1997: per citarne solo alcuni la convenzione col Comune di Firenze, per la realizzazione della Rete civica, che si sta allargando agli altri enti pubblici provinciali, regionali e statali dell'area fiorentina, la convenzione con la Regione Toscana per la costruzione di una banca dati sulla tutela della legalità democratica, quella con l'AIPA per lo studio dei problemi giuridici legati all'introduzione del documento elettronico e di quelli connessi all'applicazione della legge 241 sulla trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Sono tutti impegni gravosi, anche perchè mettono in gioco la visibilità all'esterno dell'Istituto e di quello che vi si fa. C'è in questo momento un'attenzione di tutto l'Istituto a portare a termine questi impegni rinviando di qualche tempo altri progetti di ricerca, ma credo che se ci verrà chiesta una qualche forma di collaborazione in quest'impresa della traduzione del Digesto non ci tireremo indietro.


(1) S. Schipani, Primo rapporto sull'attività della ricerca: "Il latino del diritto e la sua traduzione. Traduzione in italiano dei Digesta di Giustiniano", in SDHI. 60 (1994) p.553 ss.

(2) M. Garcia-Garrido - F. Reinoso Barbero, Digestorum similitudines. Voll. 11 (Madrid, Dykinson, 1994).

(3)Bibliotheca Iuris antiqui. Direzione scientifica di N. Palazzolo (Catania, Libreria Editrice Torre, 1994). Il gruppo di ricerca appronterà per la seconda edizione dell'opera, prevista per il 1998, un testo del digesto perfettamente aderente all'editio minor di Mommsen, e completata di tutti i testi greci, che finora non sono presenti.

(4) A mia conoscenza il migliore dei prodotti oggi in commercio è "Altavista", prodotto dalla Digital Corp., che consente di indicizzare tutte le parole contenute nel sito o nei siti collegati.

(5) Schipani, Primo rapporto, cit., p. 563.

(6) Schipani, Primo rapporto, cit., p. 556.